Il Digital Service Act: nuova legge europea che impone trasparenza e moderazione ai giganti del web
Da venerdì scorso, una nuova legge europea è entrata in vigore, ponendo vincoli più stretti sui giganti del web, che comprendono motori di ricerca, social media e piattaforme di e-commerce. Questo regolamento, noto come Digital Service Act (DSA), richiede maggiore trasparenza, moderazione dei contenuti e protezione della privacy per le piattaforme che vantano oltre 45 milioni di utenti mensili attivi. Mentre la legge si prefigge di affrontare vari aspetti delle sfide digitali, è stato sottolineato che non intende agire come un “Ministero della Verità”.
Il Commissario europeo per il Mercato Interno e l’Industria, Thierry Breton, ha chiarito che il DSA non è da considerarsi un atto di censura, ma mira a garantire trasparenza nei processi algoritmici, nei bot e negli annunci personalizzati. In questo modo, si cerca di offrire agli utenti una maggiore comprensione di come vengono presentati loro i contenuti online.
La legge si applica alle piattaforme con almeno 45 milioni di utenti mensili attivi e attualmente coinvolge diciannove grandi servizi, tra cui nomi noti come TikTok, Instagram, Amazon, Google e molti altri. A partire da febbraio, le regole si estenderanno anche alle piattaforme più piccole. Tuttavia, sia Amazon che Zalando hanno presentato ricorso alla Corte europea contro l’inclusione nella lista, anche se sono obbligati a seguire le nuove regole mentre si attende la decisione dei giudici.
La legge pone particolare enfasi sulla moderazione dei contenuti illegali o dannosi, richiedendo alle piattaforme di rimuoverli rapidamente una volta a conoscenza della loro presenza. Inoltre, i contenuti creati dall’intelligenza artificiale devono essere chiaramente indicati come tali. La tutela dei minori è un obiettivo primario, con il divieto di pubblicità personalizzata per questo pubblico vulnerabile.
Al di là di ciò, il DSA mira a contrastare la disinformazione e la propaganda, in particolare in vista delle elezioni europee. L’intervento di moderazione comporta un sistema di ricorso, con l’autore del contenuto informato in dettaglio sul processo e sulla possibilità di presentare appello. Le aziende devono spiegare agli utenti i motivi per cui vengono consigliati loro determinati contenuti, fornendo anche l’opzione di vedere i post in base all’ordine cronologico invece che ai dati personali.
Le violazioni di questa legge possono comportare multe fino al 6% del fatturato globale dell’azienda coinvolta, con la possibilità di messa al bando in caso di recidiva. Le aziende devono inoltre presentare rapporti annuali per dimostrare il rispetto dei requisiti, e le autorità e i ricercatori esterni avranno accesso alla progettazione degli algoritmi che influenzano la visualizzazione dei contenuti.
In risposta al DSA, molte aziende hanno già iniziato a prendere misure per adeguarsi alle nuove norme. TikTok, ad esempio, ha aumentato il personale per garantire la conformità, mentre Meta (la società madre di Facebook e Instagram), Google e Microsoft hanno apportato modifiche per rispettare i requisiti della legge.
In conclusione, il Digital Service Act dell’Unione Europea rappresenta un passo significativo verso una maggiore regolamentazione e responsabilità delle piattaforme digitali, al fine di garantire una maggiore protezione degli utenti e la promozione di un ambiente online più sano e trasparente.