Dal copia-incolla al plagio automatizzato delle AI: le nuove frontiere della violazione del copyright
Plagio automatizzato delle AI: Nuove sfide nella protezione dei diritti d'autore nel mondo digitale

Nel mondo sempre più interconnesso e digitale, l’evoluzione delle tecnologie ha portato con sé nuove sfide nel campo del diritto d’autore. L’ultima minaccia che sta emergendo è rappresentata dalla crescente adozione dell’intelligenza artificiale per commettere plagio in modo automatizzato. Un recente report della startup americana NewsGuard, specializzata nel contrasto alle fake news, ha messo in luce la diffusione di siti web che sfruttano algoritmi di AI per parafrasare e ripubblicare contenuti giornalistici senza attribuzione, gettando un’ombra sulla tutela dei diritti d’autore.
La peculiarità di questi nuovi strumenti di AI sta nella loro capacità di rielaborare interi articoli in modo tale da rendere difficile distinguere tra un contenuto originale e uno generato artificialmente. Questa pratica risulta particolarmente insidiosa nel campo del giornalismo, dove l’accuratezza e l’originalità delle fonti sono fondamentali. Secondo il report di NewsGuard, numerose piattaforme di bassa qualità, notoriamente denominate “content farm”, stanno sfruttando l’intelligenza artificiale per massimizzare la loro presenza online, attirando maggiori introiti pubblicitari attraverso la riproposizione di articoli provenienti da fonti autorevoli come CNN, New York Times e Reuters.
NewsGuard ha individuato ben 37 siti web internazionali che sembrano aver abusato di chatbot e algoritmi di AI per riscrivere contenuti senza citare le fonti originali. Questi siti, tuttavia, hanno involontariamente rivelato le manipolazioni operate dalla AI attraverso messaggi di allerta presenti nei testi, riconoscibili come tipici degli output generati artificialmente. L’ampia diffusione di queste pratiche dimostra che i casi scoperti potrebbero rappresentare soltanto la punta dell’iceberg, evidenziando la necessità di affrontare questa sfida in maniera proattiva.
La questione legale legata a questa nuova forma di plagio presenta complessità e sfide uniche. Amir Tayrani, avvocato specializzato in diritto digitale presso lo studio legale Gibson Dunn, sottolinea che la distinzione tra contenuti creati da esseri umani e quelli generati da AI è sempre più difficile da individuare. Inoltre, non è ancora chiaro se gli articoli riscritti tramite AI possano essere considerati “contenuti originali” o se si tratti di una forma di plagio avanzato. Le politiche delle principali piattaforme come Google e OpenAI sono in parte direttive, ma non fornendo definizioni precise di “plagio”, la situazione rimane incerta.
In Italia, la Cassazione nel 2018 ha riconosciuto la possibilità di considerare plagio non solo la contraffazione diretta di un’opera, ma anche forme evolutive di plagio, come nel caso delle rielaborazioni operate dalle AI. Questo apre la strada a potenziali richieste di pagamento di diritti d’autore da parte dei titolari delle opere originali, aumentando la complessità dell’aspetto legale.
Per contrastare questa emergente minaccia, negli Stati Uniti si stanno cercando soluzioni innovative. Le aziende di settore si sono impegnate, anche se in via non vincolante, a sviluppare sistemi che appongano una sorta di “bollino digitale” su tutti i contenuti generati da AI, identificandoli chiaramente come tali. Questo sforzo rappresenta un tentativo di preservare l’integrità delle informazioni digitali e di salvaguardare i confini della creatività umana.
In conclusione, il plagio automatizzato sfruttando l’intelligenza artificiale sta aprendo nuovi scenari e sfide nel campo della violazione del copyright. L’evoluzione delle tecnologie richiede una risposta adeguata da parte delle istituzioni, delle aziende e della società nel suo complesso per garantire la protezione dei diritti d’autore in un mondo sempre più digitale e interconnesso.