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Condannati ingiustamente: tre uomini scagionati dopo 30 anni di carcere

Nuova luce su errori giudiziari a New York e in Gb

A New York tre uomini sono stati scagionati dopo oltre 30 anni di carcere, in due casi separati, a seguito del riconoscimento delle false confessioni che avevano portato alle loro condanne ingiuste. Secondo quanto riportato dal New York Times, le storie di Earl Walters, Armond McCloud e Reginald Cameron sono emblematiche delle gravi mancanze nel sistema giudiziario.

Nell’autunno del 1992, Earl Walters, all’epoca diciassettenne, venne portato in una stazione di polizia nel Queens per testimoniare in un caso di furto d’auto e omicidio. Dopo 16 ore di interrogatorio senza assistenza legale, confessò di essere stato coinvolto in rapine, rapimenti e aggressioni. Nel corso degli anni, il suo caso si è rivelato un esempio di costrizione a confessare falsamente.

In un caso simile, due anni dopo, Armond McCloud e Reginald Cameron, allora rispettivamente di 20 e 19 anni, furono accusati di un omicidio avvenuto nelle scale del condominio in cui viveva Kei Sunada, un giovane immigrato giapponese. Anche loro confessarono dopo un prolungato interrogatorio e, successivamente, ritrattarono le loro ammissioni, affermando di essere stati costretti dalle autorità.

Le condanne dei tre uomini hanno comportato lunghe pene detentive: Walters ha scontato 20 anni di prigione prima di essere rilasciato con libertà condizionale nel 2013, McCloud ha trascorso 29 anni dietro le sbarre ed è stato liberato nel gennaio di quest’anno, mentre Cameron ha accettato una condanna minore e ha ottenuto la libertà condizionale nel 2003. Solo di recente, grazie agli sforzi congiunti dei pubblici ministeri del Queens e degli avvocati difensori, le false confessioni sono state finalmente riconosciute come tali.

Questi casi richiamano l’attenzione su problemi simili all’estero. Nel Regno Unito, ad esempio, Andrew Malkinson, 57 anni, è stato condannato ingiustamente per stupro e ha trascorso 17 anni in prigione. La Corte d’appello ha recentemente annullato la sua condanna, definendo l’errore giudiziario un grave fallimento del sistema. Il governo britannico ha avviato un’indagine indipendente sul caso al fine di comprendere le ragioni di tale errore e di evitare situazioni simili in futuro.

In entrambi i casi, la necessità di rivedere le pratiche investigative e garantire la presenza di assistenza legale adeguata durante gli interrogatori è diventata evidente. Le storie di queste vittime dell’ingiustizia mettono in risalto quanto sia cruciale preservare i diritti fondamentali dei cittadini, anche nei momenti più delicati delle indagini penali.

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